di Giuseppe Longo

E’ calato il sipario sulla lunga e impegnativa stagione delle Guide (vini, ristoranti, osterie, agriturismi, enoteche, prodotti tipici) che, come sempre dispensano soddisfazioni ma anche delusioni. E in Friuli Venezia Giulia, soprattutto per quanto riguarda il “pianeta vino”, il bilancio è stato ottimo perché ancora una volta questi vademecum hanno messo l’accento sulla qualità di indubbio livello che continua, fortunatamente, a contraddistinguere il Vigneto Fvg.

E in questo panorama di eccellenza, un posto di assoluto rilievo è stato riconquistato da una cantina del Collio, che con uno splendido Sauvignon – uno dei bianchi che maggiormente identificano la nostra regione, divenuta famosa in tutto il mondo per questa tipologia produttiva – ha fatto centro per la quinta volta di seguito e che proprio per questo ci pare giusto segnalare all’attenzione dei nostri lettori, anche se altri vini sono stati premiati con riconoscimenti prestigiosi grazie al lavoro di bravi vitivinicoltori ma anche di altrettanto bravi tecnici, gli enologi, che proprio questa sera si riuniscono a Corno di Rosazzo per la loro cena di Natale, durante la quale si farà anche una sintesi del 2018 dal punto di vista produttivo – una vendemmia eccezionale –, ma anche associativo e che ha avuto l’apice nel Congresso nazionale di Trieste.

Il Sauvignon Tiare 2017 Doc Collio dell’omonima azienda di Roberto Snidarcig, a Dolegna, si è infatti aggiudicato i Tre Bicchieri sulla Guida Gambero Rosso 2019. E’ uno dei soltanto quattro Sauvignon friulani che sono stati segnalati con i Tre Bicchieri (gli altri tre sono il Collio Sauvignon Riserva ‘13 – Russiz Superiore, il Friuli Colli orientali Sauvignon Zuc di Volpe ’17 – Volpe Pasini e il Friuli Isonzo Sauvignon Piere ‘16 – Vie di Romans).  Ma è l’unico che, appunto, per il quinto anno consecutivo  viene premiato col massimo riconoscimento dal Gambero Rosso, la più autorevole Guida enologica italiana a livello internazionale. La prima volta era stata nel 2014, anno in cui il Sauvignon Tiare 2013 è stato decretato Campione del Mondo, aggiudicandosi la Medaglia d’oro e il Trofeo speciale al Concours Mondial du Sauvignon di Bordeaux, primo (ed ancora unico) riconoscimento di questa portata che viene tributato ad un vino italiano. Nel 2014 l’azienda Tiare era stata anche eletta dalla Guida Vini del Gambero Rosso quale “Miglior cantina emergente d’Italia”.

Questo straordinario vino, voluto e creato con caparbietà e passione da Roberto Snidarcig, si riconferma nel Gotha dei migliori Sauvignon italiani, essendosi distinto anche per l’annata 2017 per il suo inconfondibile carattere e la sua eleganza.  Una grandissima soddisfazione per Snidarcig, che ha ormai riservato al Sauvignon oltre la metà della produzione aziendale, fatta complessivamente di circa 90 mila bottiglie annue. Quella di Roberto per il Sauvignon è una passione che ha radici lontane, e risale a quando, giovanissimo, ha iniziato a fare il vignaiolo. Sul Sauvignon si è concentrato vendemmia dopo vendemmia, studiandolo, sperimentando e seguendone con passione e perfezionismo tutte le fasi, dalla campagna alla vinificazione e all’affinamento.

 

In vigneto una minuziosa
tecnica studiata a Bordeaux

di Gi Elle

Ma dove viene prodotto il Sauvignon di Roberto Snidarcig? Il grande vino pluripremiato proviene principalmente dai vigneti che abbracciano la sua cantina, al confine fra Italia e Slovenia, e da altri che ha impiantato via via sui rilievi di Dolegna, fra le zone più pregiate del Collio. Viene vendemmiato filare per filare, a seconda del grado di maturazione delle uve, che viene controllato secondo una metodologia usata a Bordeaux e introdotta in Friuli Venezia Giulia da Giovanni Bigot, l’agronomo e docente universitario di Viticoltura biologica, che Roberto Snidarcig ha chiamato 13 anni fa come consulente in campagna.

Roberto Snidarcig con Giovanni Bigot e il figlio Alessandro.

“Osservo la variazione del colore delle bucce per capire quando le uve esprimono il massimo potenziale aromatico, e quindi vanno raccolte – spiega Bigot –. Con Roberto lo stiamo facendo da anni, e abbiamo lo storico non solo di tutte le vendemmie, ma anche di tutte le osservazioni dei vigneti monitorate grazie all’app 4grapes che ho messo a punto: possiamo analizzare e confrontare i dati, nello spirito del miglioramento continuo e graduale. Le sue uve maturano più lentamente di quanto accade nelle altre vigne della zona e vengono vendemmiate più tardi. Fra la prima e l’ultima raccolta passano anche 20 o 25 giorni. Del tutto particolare la conca in cui si trova la cantina. Il terreno è più freddo e fresco della norma e questa sua caratteristica si rispecchia nei vini, particolarmente freschi, con sentori che ricordano note verdi e agrumate”.
L’impegnativo e lungo lavoro di gestione di terreni (smossi nel momento ottimale e seminati di essenze che li rendono soffici) ha dato una particolare vigoria ai vigneti. Il lavoro dell’agronomo si interseca con quello dell’enologo e il confronto fra Giovanni Bigot, fondatore della società Perleuve, e Roberto Snidarcig è senza soluzione di continuità. Insieme assaggiano settimanalmente i vini, insieme studiano come poter riportare nel bicchiere, nel modo più espressivo possibile, i sapori e i profumi delle uve. Roberto adotta in cantina pratiche enologiche diverse da vigneto a vigneto. A guidarlo, l’esperienza di tanti anni e la conoscenza profonda delle sue viti e del loro “terroir”. Ad esempio, per alcuni vigneti adotta la macerazione a freddo delle uve a contatto con le bucce, che permette di estrarre uno straordinario potenziale aromatico.

I vigneti dell’azienda si estendono per 11 ettari sul territorio della Doc Collio, una zona straordinariamente vocata alla produzione di vini bianchi, grazie al suo terreno marnoso e al microclima. Roberto Snidarcig interpreta il “terroir” per produrre vini di spiccata personalità, al cui carattere concorrono da una parte la felice esposizione e la particolare composizione geologica dei terreni dove ha impiantato le viti e dall’altra la passione, la cura e la metodologia del suo lavoro, sia in vigna che in cantina.
La produzione complessiva è di circa 90 mila bottiglie annue. La gamma dei vini spazia dagli autoctoni agli internazionali. I Bianchi: il ricordato Sauvignon, ma anche Malvasia, Pinot grigio, Ribolla gialla, Friulano, Chardonnay, Rosemblanc, Empire Sauvignon e appunto Il Tiare, Sauvignon in purezza che proviene esclusivamente dai 3 ettari di un nuovo impianto situato a Dolegnano. I Rossi: Cabernet sauvignon, Cabernet franc e Pinuàr. E non è poco.

Bei grappoli di Sauvignon dai quali si ottiene lo splendido bianco.

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In copertina, Snidarcig, il figlio Alessandro e il professor Bigot brindano col Sauvignon Tiare. 

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